Conflitto Russia – Ucraina e le conseguenze sul mercato del petrolio.

Quando scoppia una guerra le ripercussioni sono numerose e sempre tragiche, e a subirne le conseguenze maggiori sono sia i Paesi protagonisti del conflitto, sia tutti quelli che attraverso il commercio possiedono legami più o meno diretti. Insomma, quando gli equilibri si rompono tutto il mondo deve fare i conti con gli effetti di tale squilibrio; così l’economia, la politica, le società e l’ecosistema dei paesi in contrasto, e degli altri paesi per loro riflesso, avranno l’onere di sopportare le devastazioni e i traumi, e di contenere una ferita che verrà rimarginata solo con il passare del tempo.

Ecco perché, quando lo scorso 24 febbraio la Russia ha cominciato i bombardamenti sul territorio ucraino, il mondo intero ne è rimasto inorridito, consapevole che tale evento avrebbe provocato delle gravi contraccolpi sociali, economici, politici e ambientali. Infatti, a risentire immediatamente degli sconvolgimenti in atto sono stati il prezzo della benzina e del gasolio, in quanto la Russia costituisce il principale Paese di importazione per l’Europa di gas naturale e di petrolio. Le quotazioni di questi beni di prima necessità sono, così, volati a cifre stellari che non si vedevano sin dal 2014; il petrolio europeo (brent) ha raggiunto quota 105 $ al barile, con un aumento dell’8% in un giorno e del 13% in una settimana. 

Quanta influenza ha la Russia nella fornitura di materie prime?

Anche se la Russia è una potenza economica relativamente piccola con un Pil inferiore a quello italiano, nonostante conti circa 145 milioni di abitanti, possiede un’importanza cruciale per l’Ue nella fornitura di materie prime; ed è per questo che non è mai stato possibile escluderla dal sistema di pagamenti internazionale Swift: una misura che andrebbe a colpire le sue esportazioni, comprese quelle di petrolio e gas, provocando degli effetti devastanti. Allora cosa fare? 

Per adesso rimaniamo ad osservare quanto accade, nonostante le proiezioni non siano delle più favorevoli, come annunciato anche da Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, il quale ha ipotizzato la possibilità di una interruzione delle forniture, per volontà della Russia e/o dell’Occidente. I prezzi del carburante continuano intanto a salire e si dirigono vertiginosamente verso i 2,50 / 3,00 € a litro, riportando il mondo indietro nel tempo, fino ai primi anni ’70. 

Poiché le intenzioni dell’Europa restano quelle di evitare un embargo energetico, sebbene Mosca si stia dimostrando determinata nel raggiungere i suoi obiettivi, il prezzo del greggio non può che continuare ad aumentare di settimana in settimana, andando così a pesare sul budget economico delle società. Ma facciamo un pò di conti, come Assoutenti ha fatto notare: fino ad oggi il prezzo della benzina è salito del 21,9% al litro rispetto al 2021, mentre quello del gasolio del 23,9%, circa 16 € in più rispetto all’anno passato con una pressione economia di circa 400€ a famiglia. 

Postato il 14 aprile

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